A Iringa il Centro nutrizionale Ngome accoglie 50 bambini all’anno.
Qui, tre volte alla settimana, i giovani ospiti consumano pasti abbondanti e nutrienti costituiti dal lishe, il porridge locale fatto con il mais, il miglio, la soia, il grano, le arachidi, il riso e il sorgo cotti nel latte. E, oltre al lishe, vengono cucinati altri cibi come la polenta, il riso, la carne, il pesce e la verdura.

In Tanzania 4 bambini su 10 con meno di 5 anni soffrono di malnutrizione cronica e più del 15 per cento è sottopeso.

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Cosa è successo a partire da marzo 2020 con l’arrivo della pandemia?

Le attività del centro nutrizionale sono andate avanti fino al 18 marzo in modo regolare. Poi in seguito all’emergenza sanitaria causata dal Covid 19, e alla decisione del governo di chiudere le scuole per evitare assembramenti, anche il Centro nutrizionale ha dovuto adeguarsi.

Sono stati rimandati i festeggiamenti di Pasqua e le attività sono state limitate il più possibile, con la speranza che il numero dei contagi in Tanzania rimanesse sotto controllo perché, ancora una volta, a subirne le conseguenze più pesanti sarebbero stati sempre i più piccoli e indifesi.

Il Centro nutrizionale ha scelto di distribuire i pacchetti alimentari una volta al mese aumentando un po’ le dosi del cibo e sono stati seguiti più da vicino solo i casi più critici. Al Centro hanno smesso di cucinare ma hanno continuato a ricevere, una volta alla settimana, una decina di bambini che sono stati pesati e monitorati.

Sono state rispettate le distanze di sicurezza e sono stati distribuiti volantini in swahili in cui veniva spiegato come lavarsi le mani e quali erano le precauzioni da prendere. Si è cercato di fare il più possibile prevenzione tra le mamme anche attraverso video e audio messi in rete dal Ministero della Salute. Sono state sospese le visite domiciliari ma è stato mantenuto un contatto con le famiglie grazie a  telefonate periodiche.

Cosa si stava facendo prima dell’arrivo del Coronavirus?

Nei mesi precedenti alla chiusura per il Covid 19 le attività si sono svolte in maniera regolare. A partire da novembre il nutrizionista ha iniziato a lavorare anche nei giorni in cui i bambini non andavano al centro focalizzandosi soprattutto sulle visite domiciliari e dedicando più tempo al counseling e alle attività che il comune ha chiesto di fare con le istituzioni locali.

Da qualche mese, infatti, il Comune stava cercando di portare avanti nuove iniziative per poter monitorare meglio i bambini, e trovare i malnutriti che restano più nascosti. A questo scopo, il Comune ha fatto un contratto con i singoli referenti dei quartieri con il quale si sono impegnati a svolgere attività per ridurre la malnutrizione. Le autorità di quartiere, i Watendaji, hanno stilano la lista dei bambini malnutriti della loro area e li hanno indirizzati ai centri sanitari dove sono stati seguiti; hanno, poi, monitorato il loro andamento e fissato attività di promozione dell’alimentazione. E’ stato deciso un giorno in cui ogni quartiere doveva svolgere attività specifiche. A ogni Ong, che lavora nel campo della malnutrizione sono stati assegnati dei quartieri. Al Centro Ngome ne sono stati assegnati tre, compreso quello in cui c’è il centro nutrizionale stesso e da cui viene la maggior parte delle mamme.

Inoltre, è stato messo a punto un servizio di counseling per i giorni in cui non c’erano i bimbi e in cui le mamme hanno potuto trovare il nutrizionista Abel, pronto ad ascoltarle e aiutarle ad affrontare la malnutrizione dei loro bimbi. Quando il bimbo non cresce, e inizia a essere sottopeso, è importante riuscire a intervenire tempestivamente per evitare che la situazione degeneri e che il bambino diventi malnutrito. Infatti, se non c’è un problema di carenza di cibo e di malnutrizione grave si riesce a risolvere il problema in modo soddisfacente con colloqui, consigli, e dimostrazioni di cucina.

Le sfide che gli operatori devono affrontare ogni giorno sono impegnative, gli ambienti da cui provengono i bambini sono degradati, spesso le mamme hanno altri figli e sono da sole a dover mandare avanti la famiglia.

La Festa che i bambini adorano e che riunisce sempre molte persone

A Natale si festeggia tutti insieme e anche questa volta al Centro Ngome erano tantissimi, occupando ogni stanza disponibile. Le cuoche aiutate dalle mamme hanno preparato il pilau, il tipico piatto delle feste con pollo, patate e piselli e poi succhi e bibite per tutti e per finire il dolce. Questo è un bel momento perché si respira un’aria di festa e di gioia. Inoltre, per alcune mamme, soprattutto le più giovani è anche un’occasione per imparare i trucchi della cucina da quelle che sono più esperte di loro.  I bimbi aspettano con impazienza che il cibo sia pronto, per molti di loro questo è l’unico pranzo di Natale che faranno e l’unica carne che mangeranno finché il centro non riaprirà dopo le vacanze.

La storia di Rachel, Obrin ed Emanuel

Tra i nuovi arrivi di questo ultimo mese, sempre dal villaggio di Ilole, è arrivata Rachel con la sua nonna, segnalata al Centro Ngome dalle autorità del villaggio. La mamma ha appena avuto un’altra bimba nata prematura e la piccola Rachel è stata affidata temporaneamente alla sua nonna. La bambina ha iniziato ad essere sottopeso e quindi è stato chiesto al Centro Ngome di accoglierla per evitare che la situazione potesse peggiorare.

I piccoli Obrin ed Emanuel sono due bimbi arrivati poco prima di Natale, purtroppo tutti e due sono disabili e nati con un parto prematuro. Le loro mamme sono molto giovani ma molto in gamba. La situazione dei due piccoli, invece, è molto complessa. Quando sono stati accolti, segnalati da altri centri che si occupano di disabilità erano molto malnutriti, per cui sono stati indirizzati all’Ospedale di Ipamba supportato da Medici con l’Africa CUAMM. Dopo settimane di ricovero finalmente la situazione dei bimbi si è stabilizzata, piano piano stanno crescendo.

Qual è l’attività ordinaria al Centro nutrizionale Ngome?

Due volte alla settimana la nutrizionista monitora i bambini e aiuta le loro mamme a capire come nutrirli meglio personalizzando la dieta dei piccoli pazienti a seconda delle esigenze individuali. 
Durante i pasti le cuoche affiancano le mamme, insegnando loro come dare da mangiare ai figli nel rispetto dei loro tempi e senza forzarli.

Una volta alla settimana i bambini vengono pesati per monitorare la loro crescita e le mamme ricevono un pacco alimentare per la preparazione dei pasti a casa contenente farina di mais, fagioli, patate, zucchero, olio di girasole e farina di lishe.

Una volta al mese viene distribuito materiale per l’igiene personale, soprattutto sapone per il corpo e per i vestiti. L’igiene è fondamentale per evitare infezioni potenzialmente dannose per organismi giovani e già debilitati. In assenza di altre strutture il Centro Ngome è diventato anche un punto di riferimento fondamentale per le mamme e i loro bambini.

Il Centro Ngome è gestito dall’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII Condivisione tra i popoli. Lavora in collaborazione con le istituzioni locali, i dispensari e gli ospedali della zona.

La Fondazione Maria Bonino sostiene dal 2019 le spese per gli alimenti e per il personale con 12.600 euro all’anno.

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