Meshack ha cinque anni. E’ arrivato al Centro nutrizionale Ngome di Iringa, in Tanzania, insieme al fratello Lazalo di due anni, poco più di un anno fa. Era maggio 2021 quando un assistente sociale li ha segnalati perché gravemente malnutriti.

Non ricevevano abbastanza cibo a casa. Avevano il viso gonfio e la pelle rovinata. Meshack e Lazalo hanno quattro fratelli ed entrambi i genitori, ma l’unico mezzo di sostentamento della famiglia è un piccolo pezzo di terreno coltivato con granoturco e verdure locali.

Poiché vivono molto lontano dal centro della città, riescono ad andare al Centro nutrizionale solo ogni due settimane. Grazie al cibo che mangiano una volta arrivati lì, ai pacchi alimentari portati a casa e alle visite del nutrizionista Abel, Meshack e Lazalo sono migliorati molto. 

Meshack, in particolare, è sempre felice di frequentare il Centro Ngome perché può giocare con gli altri bambini. Anche la mamma, a distanza di un anno, è più tranquilla sapendo di poter ricevere un aiuto concreto per la cura dei suoi figli e per la loro crescita.

Come interviene il Centro Ngome?

Il Centro nutrizionale Ngome di Iringa, in Tanzania, gestito dall’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII Condivisione tra i popoli, opera da anni nel recupero dei bambini malnutriti. Un numero sempre più grande di famiglie si rivolge al Centro Ngome, che accoglie e assiste bambini affetti da malnutrizione più o meno grave ma che non hanno bisogno di ricovero ospedaliero.

Le mamme arrivano con i propri figli alle 10 del mattino per assistere ai corsi, anche pratici, sulla scelta e la preparazione del cibo e sull’igiene, oltre che per svolgere altre mansioni come pulire la verdura, innaffiare e gestire l’orto, distribuire i pasti e riordinare la cucina. Ci sono, poi, momenti di gioco insieme ai bambini mentre il nutrizionista Abel controlla i parametri dei piccoli stabilendo la cura più appropriata per ciascuno di loro.

Bambini e mamme, spesso incinte o in allattamento, pranzano insieme con cibi sempre diversi ma facilmente reperibili in loco e prima di partire viene consegnato loro, una volta a settimana, un sacchetto alimentare che integra la dieta.

Il sostegno da parte della Fondazione Maria Bonino è iniziato nel 2019 per far fronte con 12.600 euro all’anno alle spese per gli alimenti e per il personale.