La Fondazione Maria Bonino sostiene il progetto nato dalla collaborazione con l’Abbraccio Onlus Associazione di Volontariato e la Cooperativa Sociale Minerva che a Sokponta si occupa della presa in carico dei bambini malnutriti arrivati all’Ospedale pediatrico, della distribuzione dei pasti dopo il ricovero e della formazione delle mamme sulla corretta alimentazione dei loro bambini.


Perché abbiamo scelto questo progetto

La povertà è la prima causa di malattia e di morte ma non dobbiamo pensare che ciò sia vero solo per i Paesi in via di sviluppo, lo è anche per i Paesi industrializzati. La povertà ha molte facce, per esempio quella della malnutrizione infantile nei paesi più poveri e quella della violenza di strada nei quartieri poveri dei paesi più ricchi. La maggior parte dei programmi per la cura e l’alimentazione interviene con il trattamento degli effetti che la povertà ha sulla salute e non agisce, invece, sulla rimozione delle sue cause.


Cosa fa la Fondazione Maria Bonino

L’impegno preso dalla Fondazione Maria Bonino è di retribuire la nutrizionista locale Haniel Montcho. L’esperta collabora con Nutrition sans Frontières, l’Organizzazione umanitaria canadese che l’ha selezionata per il progetto e che si occupa di contrasto alla malnutrizione severa, capace di mettere in grave pericolo la salute e lo sviluppo corporeo e psichico dei bambini che ne sono affetti.

Come lavora la nutrizionista

Haniel Montcho individua il numero di bambini ricoverati affetti da malnutrizione severa, cronica e acuta seguendo le indicazioni delle tabelle dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e i protocolli adottati dalla Sanità del Benin. Si occupa della formazione degli operatori in servizio presso l’Ospedale pediatrico di Sokponta, e di fornire alle mamme dei bimbi ricoverati informazioni utili sulla dieta da seguire per nutrirli dopo il recupero ospedaliero. Monitora i controlli periodici dei piccoli pazienti dopo le dimissioni dall’Ospedale. Si sposta sul territorio per aiutare le mamme che vivono nei villaggi a individuare la giusta dieta per i loro bambini e per somministrare, se necessario, pasti iperproteici.

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Cosa sta succedendo a Sokponta a causa del coronavirus

Haniel Montcho, la nutrizionista, ha sospeso le visite nei villaggi in accordo con le disposizioni del governo beninese che limita gli spostamenti ma continua la sua attività in ospedale dove il personale sanitario si sta proteggendo con mascherine e lavaggi frequenti delle mani. Insieme ai medici ha incontrato le donne già formate sul progetto per parlare con loro delle misure necessarie per prevenire la diffusione del Covid19.

A loro è stato affidato il compito di sorvegliare e informare gli abitanti del villaggio sulle distanze di sicurezza, l’uso delle mascherine fatte con i loro tessuti in mancanza d’altro, il lavaggio delle mani, i sintomi della malattia.
Gli spostamenti verso la capitale Cotonou sono vietati. A Sokponta è diminuito il numero di bambini ricoverati in pediatria e stanno aumentando i casi di malaria e di malnutrizione. Ci sono invece molti ricoverati in neonatologia. In caso d’urgenza le donne formate inviano i piccoli in Ospedale dove l’attività di cura continua.


Qual è la situazione nel resto del Paese

Il primo picco della pandemia, nel Continente che ha circa 7 mila posti letto di rianimazione, 1 ogni milione di abitanti, è previsto per l’estate (2020). A partire dall’8 aprile il governo ha raccomandato l’uso delle mascherine che è diventato obbligatorio in qualsiasi luogo su tutto il territorio nazionale dal 28 aprile. Per garantire la disponibilità del dispositivo a un costo accessibile per la popolazione, ne ha fissato il prezzo nelle farmacie a 200 FCFA, l’equivalente di 30 centesimi di euro sovvenzionandole.

L’accesso alle informazioni su come proteggersi

La campagna di informazione che il governo ha diffuso riguarda i gesti quotidiani da adottare per evitare il diffondersi del contagio. Anche il Benin ha adottato misure come distanziamento, chiusure delle scuole, degli aeroporti, dei trasporti pubblici e riduzione dei mercati allo scopo di evitare una diffusione del contagio che si rivelerebbe drammatica e difficile da gestire dal punto di vista sanitario.

La popolazione è stata informata, per esempio su come indossare la mascherina, grazie a infografiche, file audio tradotti nelle numerose lingue parlate sul territorio e video. Anche le organizzazioni non governative presenti in Benin hanno inviato e distribuito i dispositivi di protezione individuale e informato la popolazione sulle buone pratiche da adottare per evitare il contagio. Una serie TV di 15 puntate, Docteur Coronavirus, ciascuna della durata di 90 secondi ha spiegato che cos’è la malattia e cosa fare per proteggersi.


Le restrizioni in vigore

Mentre le scuole sono state riaperte da pochi giorni le restrizioni attualmente in vigore riguardano il divieto di circolazione di autobus e minibus per il trasporto di persone; l’obbligo di indossare le mascherine ovunque; il lavaggio sistematico delle mani con acqua e sapone o disinfezione con una soluzione idroalcolica; il rispetto della distanza di sicurezza di almeno 1 metro tra le persone; la chiusura di bar, locali notturni, chiese, moschee e altri luoghi di culto, spiagge e luoghi che possono ospitare manifestazioni; il divieto ai taxi di trasportare più di una persona alla volta; l’obbligo per i datori di lavoro di fare indossare le mascherine, di installare il dispositivo per il lavaggio delle mani e di far rispettare la distanza di 1 metro minimo tra i lavoratori; è fatto divieto di assemblee di oltre cinquanta persone.


La mappa del contagio aggiornata al 12 febbraio 2022

26.552 casi confermati e 163 decessi.

Il video di solidarietà del personale sanitario di Sokponta inviato all’Italia durante il primo lockdown