Venerdì 29 marzo alle ore 20.30 nel Salone delle Manifestazioni Palazzo Regionale ad Aosta, la Fondazione Maria Bonino ospiterà, in un incontro aperto al pubblico, Pietro Bartolo il medico responsabile delle prime visite ai migranti che sbarcano a Lampedusa.

L’evento è patrocinato dalla Regione Valle D’Aosta e nella sua sede istituzionale il medico che abbiamo conosciuto attraverso il grande schermo guardando Fuocoammare, film documentario di Gianfranco Rosi premiato al Festival di Berlino con l’Orso d’Oro nel 2016, dialogherà con Enrico Martinet, giornalista de La Stampa e con Paolo Bonino, Presidente della Fondazione Maria Bonino. Si parlerà di Africa e di accoglienza anche attraverso la narrazione del suo ultimo libro Le stelle di Lampedusa. La storia di Anila e di altri bambini che cercano il loro futuro tra noi.

Nato a Lampedusa da una famiglia di pescatori, a tredici anni ha lasciato l’isola per andare a studiare prima a Trapani e poi a Siracusa. Dopo essersi laureato in medicina è tornato a Lampedusa nel 1988 e dal 1991 si occupa del poliambulatorio. Da sempre è in prima linea nel soccorso ai migranti tanto da ricevere numerose onorificenze. Tra queste il titolo di «Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana» conferitogli dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e di «Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana» conferitogli dal presidente Sergio Mattarella, di Goodwill Ambassador for Unicef, il Premio Sérgio Vieira de Mello a Cracovia nel 2015, e il Premio franco-tedesco per i diritti umani a Berlino nel 2016. Nel 2016 ha scritto insieme a Lidia Tilotta Lacrime di sale, pubblicato in oltre 40 paesi. Mentre è del 2018 la pubblicazione di Le stelle di Lampedusa. La storia di Anila e di altri bambini che cercano il loro futuro tra noi.

«Pietro Bartolo e Maria Bonino hanno fatto scelte professionali apparentemente opposte», afferma Paolo Bonino, Presidente della Fondazione Maria Bonino «il dottor Bartolo ha deciso di esercitare la professione medica nella propria isola, tornando nei luoghi da cui era partito e lì si occupa della prima accoglienza di chi è nato nella parte meno comoda del mondo, mentre mia sorella ha deciso di lasciare la sua città e l’Italia per essere medico in Africa. Ma entrambi si sono occupati della cura, e non solo di quella fisica, di chi ha maggiormente bisogno e si aggrappa a quel che ha. Per molti poco più di un sogno. Le loro esperienze hanno in comune la capacità di svelare la storia di due persone che sanno guardare dritto al cuore dell’umanità».