Giovanni Crestani fa parte del comitato scientifico della Fondazione Maria Bonino. Ha lavorato al Consolata Hospital di Ikonda, in Tanzania, dal 1983 al 1989 dove ha condiviso nel 1983 un anno di lavoro con Maria Bonino, anche lei partita con l’organizzazione umanitaria Medici con l’Africa CUAMM.

Non ha mai dimenticato la sua vita professionale in Africa ed è tornato successivamente, dal 2011 al 2018, due volte all’anno per trasferire competenze al personale medico locale diventando testimone dei cambiamenti avvenuti in 40 anni.

«Negli anni ho visto un progressivo miglioramento tecnico sia per la capacità di diagnosi strumentale con l’ecografia o la TAC, per esempio, sia per le cure» afferma Crestani «oggi nell’Ospedale sono presenti medici tanzaniani e i piu’ volenterosi vengono mandati nella capitale a studiare per conseguire la specializzazione. Due di loro avevano iniziato quando io stavo terminando il mio servizio nel 1989. Purtroppo uno dei due, il dottor Mponzi, e’ morto nel 2018 a causa di un tumore.

Era il medico responsabile dell’ospedale oltre che il chirurgo ortopedico. Abbiamo la certezza, mi riferisco a tutto il personale ospedaliero di Ikonda, d’avere perso una persona affidabile, seria, coscienziosa, umile. E certamente il futuro dell’ospedale di Ikonda e’ nero perché sarà sempre più gestito da operatori sanitari e amministrativi africani. Io spero che diventi sempre piu’ nero in questo senso ma che sia sempre meno nero dal punto di vista del miglioramento della diagnosi e della cura a costi accessibili per la popolazione meno abbiente e in grave difficoltà».

Il Consolata Hospital ha contribuito a migliorare anche le condizioni di salute generali dei bambini sul territorio. Oggi a Ikonda è nettamente diminuita la malnutrizione e questo è stato possibile grazie alle cure mirate, alle cliniche mobili per le visite, ai controlli regolari in gravidanza, all’educazione sanitaria, tutte attivita’ iniziate quando lavorava lì Maria Bonino. All’ospedale di Ikonda arrivano pazienti da molto lontano, anche da 400 km di distanza perché gli ospedali governativi, oggi come allora, non sempre funzionano a dovere. Rispetto a 40 anni fa è stata costruita una struttura nuova con mattoni e cemento, che ha sostituito quella precedente, edificata nel 1963 in mattoni cotti al sole e terra.

Mentre ci racconta del primo anno in cui fu a Ikonda, Crestani ricorda Maria Bonino con affetto e profonda stima: «Maria aveva molti libri nella sua casa arredata in stile africano sempre in ordine. Leggeva, studiava molto e, in caso di bisogno, condivideva con i colleghi questo suo spazio privato. Riusciva, nonostante la mole di lavoro, a invitarci spesso a cena con le nostre famiglie. Erano cene durante le quali non mancavano discussioni sui massimi sistemi e Maria, che era una professionista competente sapeva essere anche una persona capace di smussare le tensioni che nascono quasi sempre negli ambienti ristretti e isolati tra persone che lavorano a stretto contatto senza giorni di riposo, e in situazioni in cui è necessario prendere rapidamente decisioni impegnative».

Quali siano stati i massimi sistemi possiamo immaginarlo leggendo le lettere di Maria: «Qui c’è una corruzione spicciola veramente estesa. La gente ha bisogno e le persone che dovrebbero dare risposte concrete ai bisogni, cioè i capi villaggio, i responsabili di partito, vivono il proprio ruolo come una promozione e non come un servizio. Capita spesso di discutere con loro condividendo idee e opinioni, e ci sentiamo rispondere – si va bene, ma quando torni in Europa dovresti portarmi un orologio -. A volte ci cadono davvero le braccia».

L’ospedale è gestito dai Missionari della Consolata di Torino e dispone di 400 posti letto. Si fa carico di 1600 parti e circa 4000 interventi chirurgici all’anno.