Le vite di Dominique Corti e di Maria Bonino si sono incrociate al St. Mary’s Hospital Lacor dove Maria Bonino è stata responsabile del reparto di pediatria dal febbraio 2002 al febbraio 2003. Qui hanno condiviso impegno e lavoro. «Ho incontrato Maria Bonino nel 2003, quando stava per finire la sua permanenza al Lacor», afferma Dominique Corti, presidente della Fondazione Corti «il ricordo più bello che ho di lei è il segno che ha lasciato nella memoria di tutti. Succede raramente che un bianco venga ricordato con affetto, stima e bellissime parole. E’ quanto è successo a lei. È stata il tipo di persona che ancora oggi cerchiamo tra coloro che vengono come volontari in ospedale. Una persona che non arriva con l’intenzione di insegnare ma si allinea alla filosofia dell’ospedale sostenendola. Maria era dolcissima, pacata, sapeva ascoltare. Ed è con il “fare” che si è guadagnata la stima di tutti al Lacor».

Da parte sua, Maria Bonino, durante i mesi di permanenza a Gulu, scriveva ai familiari raccontando delle buone pratiche assistenziali trovate in ospedale e della professionalità del personale.
«Maria apprezzava molto come si lavorava al Lacor Hospital» afferma Paolo Bonino, presidente della Fondazione Maria Bonino «e sarebbe felice di sapere quanto è cresciuta la pediatria nel corso degli anni, a conferma del fatto che la qualità dell’assistenza sanitaria, in una delle aree geografiche più povere al mondo, è ulteriormente migliorata tanto da poter affermare che le cure, che vengono erogate al minor costo possibile per la popolazione, sono in linea con gli standard dei migliori ospedali europei e americani».

Il progetto che sosteniamo

Riconoscendo la qualità dell’assistenza sanitaria offerta alla popolazione locale la Fondazione Maria Bonino sostiene, a partire da quest’anno, il progetto della Fondazione Corti “Curare l’infanzia per creare futuro” con la retribuzione di due infermiere inserite nel reparto di pediatria, che è dotato di 100 posti letto e da poche settimane comprende anche la neonatologia. Negli ultimi anni in Uganda, come in altri paesi africani, si è abbassata la percentuale di morti nell’area infantile mentre è rimasta alta quella nell’area neonatale. L’inaugurazione di un reparto dedicato è dunque strategica per contrastare la mortalità nonostante la mole di lavoro e le difficoltà nell’erogazione delle cure.

La difficoltà nell’erogazione delle cure e il carico di lavoro

«L’estrema povertà in cui versa ancora la popolazione del Nord Uganda» spiega Dominique Corti «fa sì che le famiglie aspettino fino all’ultimo momento prima di chiedere aiuto a un centro sanitario. I costi per raggiungere l’ospedale sono elevati e le mamme non possono lasciare gli altri figli da soli al villaggio. I bambini, che sono il 25 per cento dei pazienti del Lacor, arrivano in condizioni sempre più critiche e questo rende il lavoro difficoltoso anche emotivamente soprattutto quando, nonostante gli sforzi, un piccolo paziente non ce la fa. C’è poi un immenso carico di lavoro dovuto al fatto che la mission dell’Ospedale è quella di offrire le migliori cure a quanta più gente possibile. Questo significa anche che ci sono meno possibilità di fare educazione sanitaria di cui ci sarebbe, invece, estremamente bisogno. I medici e le infermiere devono, poi, quotidianamente confrontarsi con la cronica mancanza di sangue per le trasfusioni e la vita di tanti bambini, che raggiungono l’ospedale con un’anemia severa dovuta alla malaria, dipende spesso dalla presenza o meno di una sacca di sangue».

Favorire l’accesso alle cure neonatali e pediatriche migliorandone la qualità grazie anche alla presenza di personale qualificato, oltre che di spazi ben organizzati e di strumenti adeguati alla cura dei prematuri, contribuirà a ridurre sempre più il numero di morti e a migliorare la qualità della vita.